Catullo ne voleva mille, Hayez ne ha lasciati tre. Stiamo parlando di baci, naturalmente, e in particolare delle tre versioni de “Il bacio” di Francesco Hayez, in mostra presso le Gallerie d’Italia di piazza della Scala nell’ambito di un’esposizione che rievoca la vita e il percorso creativo del pittore, protagonista del romanticismo e del Risorgimento accanto a personaggi come Verdi e Manzoni. L’accostamento inedito delle tre versioni de “Il bacio” dimostra l’immensa fortuna di cui ha sempre goduto quest’opera, vera e propria icona che fonde la naturalezza di una scena d’amore con significati politici che riguardano l’Italia e l’Europa. La prima versione fu presentata a Brera nel 1859, a tre mesi dal vittorioso ingresso a Milano del futuro re d’Italia di Vittorio Emanuele II. L’abito della fanciulla è azzurro e rimanda alla Francia, che aveva reso possibile la vittoria italiana grazie all’imperatore Napoleone III.
La seconda versione è del 1861, su commissione dell’imprenditore Federico Mylius: qui l’abito della ragazza è di seta bianca, che, accostato al verde del mantello, è un chiaro omaggio a un’Italia appena nata, eliminando però ogni riferimento alla Francia (l’azzurro): molti patrioti italiani erano furibondi dal momento che, nella pace appena conclusa, la Francia aveva concesso all’Austria di mantenere il suo dominio su Venezia. La terza versione fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi del 1867: anche qui il messaggio politico è affidato agli abiti degli amanti, che compongono i tricolori italiano e francese.
Nonostante i milanesi si siano messi prontamente in coda soprattutto per ammirare i tre storici baci in tutto il loro trasporto amoroso, le tre versioni de “Il bacio” di Hayez non esauriscono la mostra, che racconta la grandezza del pittore-simbolo del Risorgimento nel padroneggiare generi diversi come la pittura storica e il ritratto, la mitologia, la pittura sacra e la moda dell’orientalismo. Ingresso € 10, fino al 21 febbraio 2016.